Il Cattivo Poeta.
Il Cattivo Poeta: la visione del d'Annunzio ultimo
di Maurizio Biondi - Presidente A.G.A.F.
Non è più il Vate, l'Eroe, il d'Annunzio ripreso, con grande fedeltà documentale, nell'ultimo tempo della vita, dal regista Gianluca Jodice. È l'uomo "disarmato", come egli stesso scrive al ministro Giuseppe Bottai.
Del Comandante è rimasta solo la divisa, a volte neppure intera, ma il carisma, quello è intatto. Il fascino, bastevole ad ammaliare il giovane federale di Brescia Giovanni Comini, interpretato dalla rivelazione Francesco Patanè, inviato dal potere a spiarlo.
Dell'inesauribile energia, testimoniata dalla elegante, scattante grafia, con la quale ha vergato i suoi capolavori, rimane ancora un guizzo.
Il Poeta si reca a Verona, a incontrare il Duce reduce dal viaggio in Germania: "Non ritorni da un viaggio trionfale. Sei andato a Berlino a scavarti la fossa con le tue mani".
Questo è il vaticinio dell'"orbo veggente" ad un Mussolini muto.
"È la rovina", confessa al fido GianCarlo Maroni, testimone dell'incontro, al rientro al Vittoriale.
Il fato gli risparmierà la vista della rovina della patria, e Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, nel suo diario, alla data del 3 marzo 1938, annoterà: "È morto d'Annunzio. Grande lutto in Italia. Noi non ne abbiamo motivo alcuno. D'Annunzio è sempre stato contro di noi".
Il merito del film "Il cattivo poeta" sta nel proporre, al grande pubblico, un d'Annunzio sottratto allo stereotipo del Giovanni Battista del fascismo.
Il resto lo fanno un Sergio Castellitto magistrale nell'interpretazione di un mito vivente, anzi morente, e il "museo di pietre vive", battezzato dal suo artefice: Vittoriale degli Italiani, nel quale sono state girate gran parte delle riprese.
L'originale, sorprendente dimora di un Artista che volle vivere l'ultima parte della vita recluso, ma da uomo libero, come era sempre vissuto.
