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Genio et voluptati: Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse

È arduo pronunciarsi sull’amore più emblematico della belle époque. Leggende, carteggi, vulgate, documenti, racconti fededegni. Questo e molto altro è la relazione che ha impresso un marchio indelebile sulla storia della letteratura, del teatro e sul costume del tempo.

Genio et voluptati: Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse
Considerazioni letterarie e grafologiche

di Alessandra Scorcia - Vice Presidente A.G.A.F.

A Emanuele bel figlio dell’amore.
A Gaetano Luca ἀγαπητικῶς

È arduo pronunciarsi sull’amore più emblematico della belle époque. Leggende, carteggi, vulgate, documenti, racconti fededegni. Questo e molto altro è la relazione che ha impresso un marchio indelebile sulla storia della letteratura, del teatro e sul costume del tempo. E come non citare l’inchiostro corso sin dagli albori della relazione. La coppia balzò immediatamente alla ribalta del nascente giornalismo d’assalto, non si fecero attendere neppure i giudizi moralistici sull’irregolarità della liaison e già nelle pagine dei primi biografi dell’attrice e del poeta comparve l’arcinoto topos della vittima – lei – e del carnefice – lui1.

Tuttavia si ritiene che qualcosa di nuovo possa ancora essere detto, che il passionale e lucido sodalizio possa essere ancora indagato, che il suddetto ossimoro possa essere illuminato da considerazioni grafologiche capaci di scandagliare le profondità di personalità tanto complesse e uniche come quelle di Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse, e di analizzare le pieghe psicologiche, intellettive e temperamentali ignote alle citate pagine attraverso le quali è fiorito e si è consumato l’amore.

Pertanto, non ci si può esimere dal ripercorrere le tappe della loro relazione tra mito e realtà, per poi condividere riflessioni di ordine grafologico. Si spera infine di saper umilmente imprimere sulla carta di queste poche pagine almeno un barlume della meraviglia e dello stupore che lo studio e la ricerca intorno a queste straordinarie personalità hanno destato in chi scrive.

IL VATE E LA DIVINA

“Genio et voluptati” – consacrato al genio e alla voluttà, parafrasando l’iscrizione che d’Annunzio volle sull’architrave della sua camera da letto al Vittoriale2 può essere definito il legame che il Poeta ebbe con la Divina, un rapporto complesso in cui si intrecciarono passione amorosa, senso dell’opportunità e del reciproco opportunismo, vita e arte che, in virtù delle vette di perfezione creativa che produssero, sconfinarono nel mito. [...]

Come si è detto nell’incipit del presente contributo, l’analisi grafologica3 secondo i principi della scuola morettiana4 consente di guardare con maggiore acume e veridicità nelle personalità di Gabriele d’Annunzio e di Eleonora Duse, al di là del clamore e della curiosità che hanno destato le citate figure oltre i fiumi di inchiostro profuso e le personali visioni e teorie. L’analisi grafologica consente di scandagliare le reali pieghe dell’intelletto e del temperamento5, rilevando i motivi più veri che hanno generato una così prolifica creatività artistica e un connubio unico nella storia della letteratura e del teatro, elementi fededegni proprio perché comprovati dalle evidenze rilevabili tramite i segni grafici e grafologici.

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Riferimenti:

  • 1 - A. Andreoli, Più che l’amore, Venezia, Marsilio, 2017, p. 20 sgg.
  • 2 - T. Iodice, Dell’Amore del Miracolo e della Morte. Eleonora Duse, Alessandra di Rudinì, Giuseppina Mancini: tre donne alla Capponcina di Gabriele d’Annunzio, Lanciano, Carabba, 2022, p. 12 sgg.
  • 3 - N. Palaferri, Dizionario grafologico morettiano, Urbino, Libreria “G. Moretti”, 2010.
  • 4 - Padre Girolamo Moretti (1879-1963) è il fondatore della grafologia italiana, fece delle sue intuizioni una metodologia scientifica, collegando i segni grafici della grafia spontanea alla corrispondente risultanza intellettiva e temperamentale. Attraverso la scrittura, che infatti è un test proiettivo, è possibile analizzare le caratteristiche idiografiche dello scrivente. Moretti nel suo primo Manuale di grafologia (1914), firmato con lo pseudonimo di Umberto Koch, definì la grafologia come “studio scientifico che, dalla figura grafica di uno scritto, rivela le tendenze dello scrittore sortite da natura”. Successivamente nel Manuale raccolse e analizzò gli 81 segni grafologici, e i temperamenti ad essi associati, fondamentali per definire la Passione predominante, punto centrale dell’unicità e della e dell’individualità personale. Caposaldo di questa scienza umana è il Trattato di grafologia. Degni di nota sono anche i manuali che affrontano i diversi settori di applicazione della grafologia: Facoltà intellettive e attitudini professionali dalla grafologia, Grafologia pedagogica, Scompensi, anomalie della psiche e grafologia, Il corpo umano dalla scrittura. Possediamo infine anche la sua autobiografia: Chi l’avrebbe mai pensato.
  • 5 - G. Moretti, Trattato di grafologia. Intelligenza – Sentimento, Padova, Edizioni Messaggero, 1980.

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